Ho un’età, né giovane né vecchia.
Sono senza figli, mogli o fidanzate. Niente di che: è stata una mia scelta.
Attualmente non è mia intenzione averne.
Ho ancora tutti e due i genitori: è
una fortuna che alla mia età non hanno proprio tutti. Il tempo, però, è
inesorabile con qualsiasi categoria: padri, madri, figli, adulti in generale, e
anche bambini (purtroppo). I miei genitori, nonostante siano in discreta forma
(mamma è una lippa con l’I-pad; babbo non ha rivali in cucina), non sono più
giovani anagraficamente. Il pensiero più frequente di questo periodo? Quando
non ci saranno più. Io sarò sicuramente vuoto, di un vuoto colmabile
dall’affetto di un’ALTRA famiglia, che però non c’è. Adesso all'idea di
mamma e papà assenti, i sentimenti sono in alternanza: noia, spensieratezza, affetto,
distacco, pesantezza, intransigenza, silenzio, ecc. Se c’è il loro nome sul
display del telefono, ecco il mio u f f f:
se è papà il blabla ha breve durata
(ma l’ascolto è unilaterale... solo da parte mia); se è mamma le cose sono decisamente
più lunghe. Forse perché io e lei abbiamo una maggiore confidenza, nonostante
alcuni recenti silenzi da parte mia a seguito di suoi atteggiamenti che non
sono stati di mio gradimento.
E un domani? Come saranno le giornate
senza di loro?
Loro ADESSO ci sono, sono lì, pronti
ad un aiuto, opportuno in certi casi, fuori luogo in certi altri. Adesso, oggi,
ci sono. Ma ci sono pure i miei capricci,
perché magari non ho voglia di essere sufficientemente presente nei loro
confronti.
Ma domani? Ho paura della sofferenza.
Ci sarà la ricerca del conforto fraterno per non avere più dolore? Improbabile.
Siamo più vicini ora, rispetto a dieci anni fa, ma non è ancora un legame. Non
abbiamo quasi mai bisogno dell’altro: le nostre valvole di sfogo sono
sicuramente altrove (chissà come sarà il
nostro rapporto da vecchi, ndr).
Prima o poi ci sarà questa assenza dei genitori,
compensabile con i rimpianti, ma sicuramente in modo inefficace.
Ma avrò pure qualche amico accanto:
questa sarà la mia speranza.