signore e signori, ecco a voi il SILENZIO
SINGING IN THE RAIN
Fonte: Yotube
LEI
La nonna arriva a casa mia.
Quella di un tempo, non quella
di ora.
Ci arriva da sola, non
ricordando la scala, non ricordando il piano.
Gestisco io la casa (o gli
altri sono solo fuori?).
Tu sei qui a cena da me, con la
tua eleganza da nonna.
Nessuno sa di cosa abbiamo
parlato.
Non lo sappiamo nemmeno noi.
LE muse? I muse!
Fonte: youtube
TEATRI
U N O
E
arrivò il momento della verità per il musical.
L’atmosfera
era abbastanza tesa, ma dopo un po’ la cosa si è abbastanza stemperata (senza
comunque sciogliersi del tutto). E così ho visto in prova tutta la messinscena:
lo spirito e l’affiatamento non erano affatto male. Ed anche le canzoni,
cantate direttamente dagli attori, risultavano molto gradevoli. Ma non solo: c’era
molta naturalezza nei gesti e nella recitazione delle battute. Lo spettacolo
non è per niente facile da mettere in scena, ma nel complesso risulta
abbastanza impostato, anche se rimane ancora molto da affinare per la prima di gennaio.
Insomma
si va avanti (anche se per impegni pregressi dovrò saltare diverse prove). Insomma
sembra che la sfuriata dell’attore tuttofare
abbia pagato. Chissà fino a quando...
D U E
Come
un primo giorno di scuola. Rivedere vecchi compagni: vecchi livori, saggi
sostegni. Non rivedere l’uomo tsunami. Ed eccoci subito in pista: una musica, un
cerchio, un centro che balla. E tutti intorno a muoversi, seguendo una parte
del corpo del centro.
Mancava
l’uomo tsunami: lo si è capito dai movimenti fluidi di tutti. Per lo meno lo
erano i miei movimenti.
Mancava
l’uomo tsunami: sembrava lo avessero sofferto tutti, anche quelli che l’anno
scorso facevano soffrire. E ancora una volta, questi ultimi hanno messo in luce
la loro ipocrisia.
E
in attesa di Harold e dei suoi
canovacci, ho scrollato via di dosso qualche stereotipo rancido. I sassolini
dalle scarpe, un’altra volta.
Harold,
ti aspettiamo, non deluderci: scegli i migliori, ma comunque scegli anche me,
pure se non sono bravo.
una verità? No... LA verità

La
storia, la società, le situazioni...
Tutto
va a cicli ricorrenti. E per certi aspetti mi sembra che le cose si ripetano.
Su facebook, nella vita vera, per non
dire in televisione (ma lì è da sempre così) ormai non ci si confronta
più. Le idee e le opinioni vengono presentate come VERBO, se non come
POSTULATO: sei d’accordo con quest’idea? Buon per te. Non lo sei? Automaticamente
sei un cialtrone, quando ti va bene.
Non
voglio fare il santerellino di turno (su skype, ho appena “messo a posto” una
mia amica che abita all’estero), ma generalmente cerco di mediare la situazione
presentando la mia opinione come tale, e non come una verità inattaccabile.
Invece
oramai il modo rapportarsi nella maggior parte delle questioni (sia nelle
piccole, sia nelle grandi cose) non è più il confronto, ma lo scontro, l’imposizione
della propria idea al resto del mondo. Manco si pensa che l'opinione altrui possa avere un minimo di qualità: solo perché è di un altro, tanto basta per denigrarla aprioristicamente. E talvolta l’esposizione del proprio
pensiero sfocia anche in un giudizio che definirlo tranchant è un eufemismo (ma dove caaaazzzo stiamo andando a
finire???). Alcuni, quando si esprimono, hanno dalla loro il fatto di essersi
documentati un minimo. Ma questo non li autorizza a sentirsi dei Messiaaaahhh votati a predicare dal
piedistallo la verità in mezzo al popolo bue.
Altro
che atteggiamenti da italiano medio...
Questi sono modi da italiano mignolo
Parentesi
a metà tra il serio ed il faceto. Sembra che un buon 70% dei passeggeri della
mia auto, appena salga, sia colpito da “Sindrome da navigatore satellitare”: le
strade che conoscono loro sono IN ASSOLUTO le migliori, rispetto alle mie (cosa
alquanto DISCUTIBILE).... nnnneeeerrrrvooooooZZZZZZZooo!
L’altra sera, addirittura, un amico ha scovato sul suo android un’applicazione per
seguire in tempo reale la strada che stavo facendo. Alla fine ha decretato che
una mia deviazione dalla mitica circonvallazione, forse si sarebbe rivelata
inutile. L’amico rimarrà amico anche se mi stupisce che non abbia trovato un
modo più utile di impiegare il tempo. E NESSSSSSUNO, di questo 70%, che realizzi
il fatto di essere COMUNQUE scarrozzato a destra e a sinistra per le vie di
questa città.
Rivendico
(a meno di urgenze) il diritto di fare le strade che voglio quando guido la mia
macchina. Quasi quasi la prossima volta che qualcuno osa suggerire strade
alternative, piazzo sul cruscotto una surrogato di tassametro...
ALTRI CONFRONTI
post pubblicato in diario, il 18 settembre 2012
Ai
primi di giugno, presso un oratorio poco fuori Milano, ho portato a termine
un’esperienza faticosa ma ricca di soddisfazioni relativamente alla messa in
scena di un testo teatrale. E’ stata faticosa perché gli attori coinvolti erano
adolescenti. Nonostante fossero bravi, motivati (abbastanza), trascuravano
l’importanza del lavoro di gruppo: non c’è mai stata una prova (tranne quelle
generalisssssime) dove fossero tutti quanti presenti. Tutto questo ha influito
non poco sull’entusiasmo di tutti (compreso me), anche perché la mancanza anche
di un solo attore creava disagio sul ritmo della prova stessa.
In
quei giorni (di crisi, lo ammetto), mi chiedevo come sarebbe stato lavorare con
attori più adulti: con presunzione mi dicevo che non sarebbero capiatate
complicazioni con persone anche di poco più grandi, perché di fronte ad un
impegno erano SICURAMENTE più responsabilizzate.
Lasciando
da parte questi pensieri che non andavano da nessuna parte, i giorni passavano:
molta energia profusa, molto nervosismo, molte urla e pure un po’ di
menefreghismo. Ma tutto è bene quel che finisce bene: messinscena di alto
livello, con tempi rispettati a dovere ecc ecc. Applausi applausi applausi.
A
ridosso di quella circostanza, in un altro contesto, fui coinvolto nelle prove
di un musical: avrei dovuto fare semplicemente la comparsa all’interno di una
compagnia teatrale (mooooolto) amatoriale di ragazzi intorno ai 30 anni. Solo
dopo ho scoperto che il mio ruolo comprendeva la recita di alcune battute e
dover imparare una coreografia non proprio semplicissima.
Man
mano che vivevo questa occasione ho potuto fare diverse considerazioni. Innanzi
tutto era sbagliato pensare che tra adulti le prove fossero più incisive e
continuative: a volte questioni lavorative (gli attori principali svolgono
lavori completamente differenti che non sempre fanno collimare gli orari di
tutti), a volte un po’ di naturale voglia
di cazzeggiar (alcune prove sono state effettuate nelle sere di luglio...na
vogliaaaa) stanno facendo tirare in lungo i lavori.
Nel
corso di tutto questo tempo è stato facile immedesimarmi nel ruolo del regista
e di tutti quelli che gli danno una mano. Così come, da attore, mi sono immedesimato nel fancazzismo dei ragazzi che ho diretto.
Ieri
sera la bolla è scoppiata: uno degli attori (che è anche un aiuto regista) ha
messo il resto della compagnia di fronte alla questione della mancanza di
impegno e che i tempi sono stretti per non dire utopistici. Il facente funzione
regista ha fatto presente una serie di questioni sicuramente importanti. Ha sbagliato
i toni, i modi e non so cos’altro (IO ci
sono sempre stato, IO mi sono sempre sbattuto per esserci, IO mi sono sempre
organizzato per esserci).
Ne
è nato un dibattito a dir poco paradossale che ha sortito ben poco: la prossima
settimana ci vedremo per un ultimo tentativo di prove, altrimenti tutto andrà a
catafascio.
Alla
luce di tutto questo RITRATTO quanto detto sopra: la difficoltà di far
collimare gli orari sussiste a tutti i livelli di età, anche se la gente è
motivata alla messinscena di uno spettacolo.
Nel
primo caso (Tenebrae regista), bisogna comunque irregimentare gli adolescenti
anche se ogni tanto bisogna essere un po’ comprensivi (anche se non troppo).
Nel
secondo caso (Tenebrae attore) bisogna rispettare comunque l’impegno che si
prende. E’ pure chiaro che da grandi
è difficile, dopo una giornata di lavoro, avere la voglia di sbattersi per una
recita.
Si
deve sempre mediare un po’: questo è un concetto che si predica sempre, ma che
nessuno mette mai in pratica.
Zia, anzi no, prozia
post pubblicato in diario, il 16 settembre 2012
Lei
adesso ha 101 anni e mezzo.
Non
si fa più vedere da nessuno. Solo i suoi figli e mia madre (sua nipote) e le
varie badanti. Non ricordo più quando sia stata l’ultima volta in cui io
l’abbia vista. E’ sempre stata un paradigma di forza ma anche di rompicoglioni
alla decima potenza e con un comandamento: devo stare bene io e chissenefrega
se gli altri stanno ‘male’ (nella storia familiare, si parla a volte di
crudeltà mentale nei confronti di chiunque, anche dei propri congiunti). Non so
se questo atteggiamento sia una peculiarità o una reazione maturata a qualcosa
capitatole in gioventù (ricordo un suo racconto nel quale mi disse che da
adolescente si è potuta divertire solo tre volte, perché il lavoro nell’ufficio
di famiglia contava sempre prima di tutto). Retaggi o non retaggi, esperienze o
non esperienze, è sempre stata capace di fare da sola negli affari e in altre
cose. In milanese di direbbe una regiùra:
una che è abituata a comandare e alla quale NON PUOI dire mai di no. Lodevole
pure il fatto che questa donna sia sempre stata capace di fasri DA SOLA la
dichiarazione dei redditi (la faccio anch’io da solo, ma non c’è paragone,
dovendo io compilare molti meno quadri di lei).
Impressionante
la sua vitalità anche negli ultimi tempi. Ricordo il suo novantesimo compleanno
in un ristorante: ricordo il momento della torta, depositata momentaneamente su
un tavolo vicino al nostro nel passaggio dal secondo al dessert; ricordo la
gente che allungava gli occhi sulla torta dove imperava un 90 e lo stupore nel
cercare nella nostra tavolata qualcuno che rispondesse ai canoni di vecchio/a
rincitrullito/a.
E
dopo qualche anno l’inizio molto lento del tracollo, veramente molto lento. Le
cadute, le badanti, il non accettare –anche con stizza- di dover dipendere da
qualcuno (e paradossalmente non considerare che forse prima o poi non ci sarà più nemmeno lei su questa terra).
Perché
in tutto questo va detto che questa donna rimane ancora lucida. Parla male,
parla sempre peggio. Vittimismo e titanismo: la forza fisica non c’è più (cade
spesso, senza farsi male) ma la forza mentale sembra quella di sempre,
nonostante qualche capriccio inevitabile dovuto all’evolversi della situazione.
La
zia non ha malanni o sindromi degenerative: è solo vecchia. E, a quanto mi
dicono, possiede ancora un certo appetito (mi ricorda qualcuno, ehm...).
Non
ho motivi personali per avere sentimenti negativi nei suoi confronti, sapendo
comunque che tipo di persona sia stata. Però, ogni volta che torno a casa dal
lavoro, temo sempre di trovare in segreteria LA brutta notizia.
Grazie
a questa sua longevità, oltre ad avere ‘seppellito’ un certo numero di parenti,
è stata capace di sopravvivere a gente ‘famosa’ più giovane di lei.
Prendetemi
per cinico, ma in questo ipotetico torneo
sono rimasti lei ed Andreotti (da molti considerato personaggio
mefistofelico e che in gennaio compirà SOLO
94 anni). Nel caso in cui fosse lei a sopravvivere comincerò a credere davvero
che sia dotata di poteri soprannaturali...
Auguri
Giulio! (per par condicio, neh?)
OFF TOPIC... (preventivamente)
Comunque...
EVVIVA LA COMMUNITY!!! (la capisco solo io, e pochi altri, ma non importa)
KLAXON
fonte: youtube
Sfoglia
agosto
<< 1 | 2 >>
ottobre
|
|
|