siamo alle solite...
I
reparti insorgono nuovamente per un discorso che periodicamente riemerge: si
lamentano di essere chiamati a produrre qualcosa che per loro sarà sempre
inaccessibile. Di fronte a queste proteste i sindacati rimangono immobili
(alcune volte hanno pure il coraggio di schierarsi) quando invece dovrebbero
fermamente far capire l’inanità delle posizioni degli operai. La dirigenza è
più tampax che mai e anche tra noi
colleghi si è persa una certa unità d’intenti che solo l’anno scorso era
abbastanza integra. Insomma, la situazione destabilizza e spiazza anche gli
animi più solidi.
La
fabbrica continua a veleggiare, seppure su una zattera (fatiscente): non
sembrano esserci tempeste nell’immediato orizzonte (quelle che ci sono state
bastano e avanzano, comunque per il futuro tutto può essere).
Colleghi
in crisi (anch’io non scherzo), operai allo sbando, ecc. Ma la produzione
riesce ad andare avanti e così la crisi non ci dovrebbe colpire più di tanto.
Se
lo facesse allora sì che sarebbe il disastro.