AMENI INGANNI – Giuseppe Culicchia
Leggi
le pagine e provi disagio. Solo che inizialmente commetti un errore: incolpi l’autore
di questo imbarazzo che provi nell’osservare le ‘avventure’ del protagonista
Alberto. Ci metti un po’ a capire che devi spostare il tiro. E appena lo fai ti
accorgi che lo scrittore ha descritto in modo verosimile una
devianza/perversione.
Alberto
è un quarantenne che ha appena perso la madre. La sua vita ne risente visti i
ristrettissimi contatti umani nel mondo reale, un’insana passione per le
riviste pornografiche e un’immensa collezione di modellini di astronave. In
più, vivendo di rendita, non ha nemmeno la necessità di trovare un lavoro.
In
un ordinato (ma pur sempre valido) stream of consciousness, il libro narra come
quest’uomo sia alle prese con le incombenze della sua vita da orfano (spassosi –e
allo stesso tempo amari- i suoi momenti postprandiali a base di quattro salti
in padella).
Ma
soprattutto ti accorgi di come questa perversione si acuisca progressivamente, accentuando
gli spigoli del suo mondo parallelo.
La
promiscuità con le riviste è tale che Alberto si ritiene un ‘familiare’ delle
sue eroine, quasi fossero sue amiche.
Come fosse un riguardo conserva gelosamente le riviste e le foto che le
ritraggono.
Per
implementare il numero dei suoi rapporti umani (non certo delle amicizie), e
per trasportare le sue fantasie nel
mondo reale, decide di fingersi acquirente di appartamenti.
Quest’ultima
devianza, lo porta a incontrare una sua vecchia fiamma di vent’anni prima.
Questo
lo guarirà dalla sua perversione o lo farà scendere ancora più in basso?
Continua
a leggere…