Non
sto bene.
Anche
se lo spettro della semestrale sul controllo di produzione è passato (e di
conseguenza, anche se in fabbrica non è una legge scritta, i ritmi di lavoro possono essere più blandi), non sono
contento.
Diffido
dell’80% degli apprezzamenti che mi vengono fatti, perché penso che siano in
buona parte di circostanza. E poi perché ci si mette pure la mia autostima non è possibile che tu abbia potuto fare Q U
A L C O S A che possa meritare dei complimenti
Il
disagio non è solo mio in questo periodo: le sue diverse sfaccettature
aggrediscono anche altre persone, ma alla fine della fiera queste maschere hanno un denominatore comune.
Il disagio, appunto.
E’
tipico di noi italiani: parole parole parole, e pochi fatti.
Buona
parte (io tra quelli), con il problema tra le palle, non pensa ad una soluzione
più o meno plausibile: si martella le palle ancora di più, sviscerando aspetti
del problema che magari manco esistono (ma pur di lamentarsi…).
Trovare
una valvola di sfogo è importante (forse
mi manca un po’ quella), ma oltre a distrarsi si dovrebbe anche evitare di gareggiare in disagio con gli altri.
Perché non ascoltarli un po’ questi A L T R I?
Anche
l’ascolto degli altri è una forma di distrazione. Permette di ridimensionare i
nostri ‘problemi’, e comunque di riaffrontarli con un po’ più di lucidità…
Lo
faccio? L’ho fatto, proprio questa settimana.
Dovrei
farlo di più (senza comunque aprire il chiosco psychiatric help stile Lucy Van Pelt dei peanuts…).
Ho sete di un momento conviviale…