Nell’elaborazione del suo COME UN ROMANZO, Pennac inserì un
simpatico decalogo dedicato ai diritti dei lettori.
Ce n’è
di tutto e di più (leggere qualsiasi cosa, leggere ovunque, leggere ad alta
voce...). Parlando di decalogo, la
mente va ai più ben noti dieci comandamenti della bibbia. Qui siamo ben lungi
da tale solennità, anche se ci sta che i libri e la lettura siano sacri.
Diciamo che, per come sono strutturati, questi ‘dogmi’ dovrebbero invogliare
anche il lettore più casuale a perseverare in questo vizio: perché per essere sacri, libri e lettura hanno bisogno di
tutti, lettori accaniti e non.
Il diritto
di leggere ovunque, il diritto di spizzicare, il diritto di leggere qualsiasi
cosa mi riguardano mooooolto da vicino.
Ma,
ahimé, temo che la mia forma mentis sia un po’ troppo inquadrata...Infatti non
mi ritrovo in alcuni di questi diritti.
IL DIRITTO DI SALTARE LE PAGINE – Non potrei
mai. Sfido chi ci riesce (o forse lo invidio). Sì, forse questo diritto potrebbe sviluppare la fantasia
per completare le parti saltate. Io (e sottolineo IO) sono fatto diversamente. E
se proprio in quelle pagine che salto il libro si raddrizza? Difficile, lo so.
La lettura deve essere un piacere, e se qualcosa turba questo piacere, occorre
eliminarlo alla fonte. Non è per un senso di masochismo, ma anche se si tratta
di un libro noioso, NON SALTO le pagine (poi cosa capisco?). Non le salto anche
per un altro motivo: se non le leggo, come faccio a criticare PESANTEMENTE chi
le ha scritte?
Per dovere, mi è capitato di leggere
un libro di Moccia, nel quale non mi ero mai imbattuto (e nel quale non mi imbatterò PIU', chissà perché,
vero???). Leggere quel suo libro è stato faticoso, ma so che adesso lo posso
giudicare con cognizione di causa. E’ anche vero che con uno scrittore del
genere, puoi pure sparare una critica a caso e sei sicuro di prenderci.
Ho usato apposta il termine scrittore e non autore. A me la ragione pare ovvia...