In
questi ultimi tre mesi mi è capitato di leggere una bella ventina di libri. In
alcuni casi ho riscontrato piacevoli sorprese (cfr. J.R. Moehringer con PIENO
GIORNO oppure F. Muzzopappa con UNA POSIZIONE SCOMODA). Ho incrociato anche
autori già assaggiati in precedenza,
come Jonathan Coe ed il suo ultimo EXPO 58. Coe è da anni sulla cresta dell’onda,
ma gli antichi estimatori della sua opera già con il libro precedente (I
TERRIBILI SEGRETI DI MAXWELL SIM) dicevano che il suo stile fosse già scaduto. In
sè, il libro non è male: è vero che, se paragonato alla precedente produzione,
la sua qualità non è di primissima scelta.
Con
EXPO 58 il discorso è diverso: già chi ha compilato la quarta di copertina dell’edizione
italiana inganna il potenziale lettore affermando che si tratta di thriller
esilarante (si ride poco; il thrilling c’è, ma sono ben altre le situazioni che
incidono sul senso della storia). Inoltre, i personaggi, di solito ricchi di
strati e sfaccettature,per quanto completi non sembrano all’altezza di altre
figure create precedentemente. Per cui la lettura mi ha lasciato un po’ a metà.
Chi
invece prosegue nel suo viale del
tramonto è NICK HORNBY. Di recente è uscito un suo titolo molto curioso,
TUTTI MI DANNO DEL BASTARDO. Ma facciamo un passo indietro. Ho apprezzato
Hornby in ALTA FEDELTA’, UN RAGAZZO e NON BUTTIAMOCI GiU’, solo per citare
alcuni dei titoli. Già in E’ NATA UNA STAR (penultima opera, almeno credo) c’erano
avvisaglie di decadenza: la storia pur essendo curiosa e originale, era
trattata in modo spiccio (l’edizione italiana non raggiungeva le 100 pagine).
Nel caso del BASTARDO, la storia si mantiene sempre originale (un uomo subisce
la vendetta della moglie ricevendo accuse tramite una rubrica periodica che
appare su un giornale). Ma la trattazione è ancora più spiccia del precedente
volume. Colpiscono poi alcuni puerili stratagemmi per rendere l’edizione più
corposa (65 pagine totali!!!): margini larghi, interlinea doppia, pagine
bianche tra un capitolo e l’altro.
Nick,
ripigliati presto,eh?
Sempre
parlando di vecchia guardia, segnalo Ian Mc Ewan con MIELE. Mc Ewan non è certo
uno sprovveduto, e lo dimostra anche in questo libro, dove la voce principale è
quella di una ragazza di poco più di vent’anni, che si trova a lavorare per una
sorta di CIA inglese. L’autore non è avvezzo a blandire il suo lettore con
leziosità o delicatezze. Non l’ho ancora finito. Ma a poco meno di cento pagine
dal termine, posso dire che l’autore non ha perso le sue capacità narrative e
la sua abitudine a trattare chi legge con carezze di pietra. Nelle ultime cento
pagine le cose possono cambiare, e nulla mi vieterò di giudicarlo
negativamente. Ma non giudicherò negativamente l’autore.
Plauso
a J.K. Rowling, capace dopo sette libri di enorme successo, di sganciarsi da un
filone che per lei poteva essere FACILE per passare a storie realistiche
ambientate nel contemporaneo. Non mancano certe lungaggini nel raccontare:
quelle che potrebbero essere divagazioni, sono in raltà parti accessorie
fondamentali per il funzionamento della storia.
Sto
aspettando al varco Jeffrey Eugenides: il suo LA TRAMA DEL MATRIMONIO mi ha
lasciato molto perplesso dopo aver letto MIDDLESEX. Sono in attesa di dargli
una prova d’appello, ma lui si deve sbrigare...